Te lo sarai ripetuto un miliardo di volte, è così? Alcuni lo avranno pregato ad alta voce in chiesa, altri se lo sono cuciti addosso come una ferita.
Il senso di colpa è una delle emozioni più radicate, contorte ed invisibili che esistano.
Non è un’emozione primaria come la rabbia, la gioia o la paura, ma si sviluppa nel corso della crescita e dell’interazione sociale.
Il senso di colpa implica una riflessione profonda su di sé e sul proprio comportamento all’interno di un contesto sociale: si prova quando si percepisce di aver violato un codice personale o morale che potrebbe causare un danno a se stessi o agli altri.
E’ una lente deformante che spesso è difficile da scardinare, e viene confuso con il senso di responsabilità.
Colpa o responsabilità?
C’è un sottile confine tra colpa e responsabilità, e non è sempre chiaro poter distinguere le due cose:
- il senso di colpa schiaccia, blocca, dà un senso di pesantezza.
- il senso di responsabilità eleva, permette di agire, di scegliere.
Facciamo degli esempi pratici.
Ti sei mai sentito in colpa per qualcosa che, in fondo, sapevi di dover fare? Dire di no ad una richiesta ingiusta, mettere un tuo bisogno al primo posto, fare qualcosa forzatamente per evitare di fare soffrire un’altra persona…
Quella voce dentro la tua testa non ti lascia mai solo:
“dovevo resistere un po’ di più. Ho esagerato”
“potevo fare di più…”
“se solo avessi agito in un altro modo…”
“se avessi evitato di arrabbiarmi per una sciocchezza simile…”
“se scegli te stess*, sei egoista”
Il senso di colpa spesso nasce dopo aver sbagliato qualcosa.
Non è responsabilità: è colpa introiettata, che non nasce da un tuo vero errore, ma dalle regole e dalle aspettative altrui.
Un condizionamento antico che ti ha insegnato che per scegliere, desiderare ed esistere c’è un prezzo da pagare e non corrispondere a questo, ti fa sentire sbagliato. Secoli di cultura cristiana che ci ha insegnato che l’uomo nasce colpevole (peccato originale) e che deve continuamente espiare.
Sperimentare una colpa ci rende in grado di verificare la validità delle nostre azioni.
Quel debito che credi di avere nei confronti del tuo diritto a essere deve colmarsi: devi permettere un’altra strada che non sia dimostrare costantemente di valere di vivere. devi smettere di desiderare l’approvazione e gli occhi dell’altro per poterti vedere ed esistere.

Colpa come strumento di controllo
Il senso di colpa, quindi, rischia di essere usato come leva di potere.
- In famiglia, quando ti dicono: “li farai stare male, se non fai come vogliono”;
- Nelle relazioni, quando il partner ti accusa di essere insensibile se non cedi alle sue richieste;
- Nella società, quando ti fanno credere che non sei abbastanza.
Tutte queste sezioni sono interscambiabili tra loro e servono solo a controllare e non ad amare di più.
Il messaggio che passa è “se non fai come dico io, mi ferisci; quindi sei colpevole”. Nella vita quotidiana, si traduce in rapporti tossici, in cui ci ti senti sempre debole, cattivo e sbagliato.
Il mito della colpa come redenzione
La religione ci ha insegnato che dal dolore nasce la purificazione.
La psicologia ci ricorda che dal dolore nasce solo altra sofferenza, a meno che non venga trasformato.
Il senso di colpa, se rimane fine a se stesso, non libera nè rende migliori. E’ solo un muro.
La vera crescita arriva quando trasformi la colpa in responsabilità consapevole: scelgo di non punire, ma di reagire diversamente e di agire.
Liberarsi non significa dimenticare
Nella spiritualità cristiana, la colpa richiede perdono.
Nella psicologia, richiede integrazione: riconoscere, accettare, scegliere di non identificarsi con l’errore.
Da adesso, prova a dirti:
- Sì, ho sbagliato, ma non sono solo il mio errore;
- Non ho sbagliato. Mi hanno solo fatto credere che scegliere me fosse una colpa.

Una domanda per te
E se oggi smettessi di batterti il petto per ogni scelta che hai fatto (o non hai fatto)?
E se cominciassi a distinguere tra la colpa che ti hanno insegnato a sentire e la responsabilità che ti appartiene davvero?
Forse scoprirai che non sei colpevole di vivere, di scegliere, di cambiare se segui la direzione dei tuoi desideri.
Scopriresti che non c’è niente da espiare: c’è solo da vivere con più presenza, più rispetto, più verità.
Di seguito, voglio lasciarti una tabella che potrebbe aiutarti a comprendere meglio la differenza tra frasi colpevolizzanti e frasi che permettono di agire responsabilmente.
| Frasi colpevolizzanti | Frasi responsabilizzanti |
| E’ tutta colpa tua se sto male | Quando fai così, mi sento ferito. Possiamo parlarne? |
| Se non fai quello che ti chiedo, sei egoista | Ho bisogno di questo da parte tua, ma rispetto la tua scelta. |
| Hai rovinato tutto | Quello che è successo ha avuto un impatto negativo, come possiamo rimediare? |
| Non vali niente, non fai mai abbastanza | In questa situazione sento che hai sbagliato, ma potresti migliorare |
| Mi hai deluso, non sei come pensavo | Le mie aspettative erano diverse, parliamone per capirci meglio |
| Per colpa tua è finita così | Abbiamo entrambi una parte di responsabilità in quello che è accaduto |
| Sei sempre tu che sbagli | In questo caso hai fatto un errore, ma non sei definita solo da quello |
Nota:
La differenza è sottile, ma rivoluzionaria.
- Le frasi di colpa giudicano la persona e la immobilizzano ferendola;
- Le frasi di responsabilità descrivono il comportamento e aprono alla possibilità di cambiare e di mantenere rapporti più pacifici.
Personalmente, da quando ho iniziato ad usare questo approccio, mi sento molto meno colpevole e più sicura delle azioni che compio.
Tutto ciò permette di elevarsi ad uno stato di pace per se stessi non indifferente, abbandonando frustrazione e pesantezza.
E anche la tua autostima ringrazierà.
Fammi sapere se queste frasi ti sono state utili, o se preferisci approfondire il discorso. Scrivimi una email, ti aspetto!


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